Come attivare Google Pay in Italia

AGGIORNAMENTO: Google Pay è ora disponibile in Italia per tutti i correntisti di una delle banche aderenti (…), questa guida non è più necessaria.

Android Pay, poi rinominato Google Pay, è un sistema di pagamento annunciato nel 2015 al Google I/O che permette di pagare sfruttando l’NFC del telefono in modalità contactless. Google Pay è stato inizialmente rilasciato in esclusiva per gli Stati Uniti, ma benché in questi anni i paesi supportati siano certamente aumentati, purtroppo l’Italia non è ancora tra questi.

Ebbene, dopo 3 anni di attesa, innumerevoli ricerche e tentativi molto fantasiosi, sono lieto di poter annunciare di aver trovato un modo per attivare Google Pay in Italia.

Questo metodo è facile, veloce, gratuito e dovrebbe funzionare per tutti anche se Google Pay non è ancora ufficialmente disponibile in Italia. L’ho testato personalmente il 4 giugno su due telefoni Android e funziona.

Come attivare Google Pay (Android Pay) in Italia

Attivare Google Pay è molto semplice:

  1. Installate l’app DiPocket e registratevi inserendo i vostri dati reali.
  2. Installate Google Pay scaricando l’APK adatto da APKMirror. Se l’icona di Google Pay non compare nel launcher non preoccupatevi, è possibile che succeda ma non è un problema purché l’installazione vada a buon fine.
  3. Caricate DiPocket con qualche euro, anche 5 € bastano per testare la cosa.
  4. Andate nella sezione “My Wallet” di DiPocket dove nel frattempo dovrebbe essersi generata una carta virtuale Mastercard. Se non la vedete aspettate.
  5. Quando la carta virtuale sarà stata generata cliccate su “Add to Google Pay” come da istruzioni di DiPocket e seguite le indicazioni per aggiungere la carta a Google Pay.
  6. Quando vi verrà richiesto se volete impostare Google Pay come app predefinita per i pagamenti date il consenso.

A questo punto dovreste aver abilitato correttamente Google Pay. Se vedete l’app nel launcher tanto meglio, se non la vedete non è comunque un problema perché da quello che leggo in rete Google Pay funziona lo stesso.

Per forzare la creazione di un collegamento dell’app Google Pay potete utilizzare un’app che si chiama App Manager andando nella sezione “Apps”, cercando Google Pay e selezionando “Create shortcut on launcher” dal menù.

Google Pay è un’ottima alternativa a SEQR (ora rinominato Glase) di cui ho parlato in questo articolo. La differenza tra i due sistemi di pagamento è sostanzialmente che mentre Google Pay funziona associandoci una carta, SEQR/Glase richiede l’associazione di un conto corrente tramite SDD sul quale addebita qualche giorno dopo.

SEQR/Glase inoltre darebbe fino al 3% di cashback facendo almeno 20 acquisti al mese, peccato che al momento siano insolventi e in ritardo di mesi.

Troubleshooting

Se non riuscite a installare Google Pay o avete qualche problema di sorta il mio consiglio è quello di cancellare i dati del Play Store, disattivare la posizione, mettere il telefono in modalità aereo, attivare solo il Wi-Fi, impostare la lingua su Inglese (US) e utilizzare un VPN come ad esempio TunnelBear per far finta di essere negli Stati Uniti, quindi ripetere la procedura. L’ultima spiaggia è creare anche un nuovo account Google mentre spoofate la posizione.

Come disattivare la conversione di valuta su PayPal

AGGIORNAMENTO (01/2020):  sfortunatamente questa guida non funziona più. Che io sappia al momento è possibile cambiare autonomamente la valuta di addebito solo nel caso di addebiti ricorrenti, altrimenti è necessario contattare il supporto.

Questo potrebbe essere possibile solo nel caso di carte emesse in valute diverse da quella principale del conto PayPal (le altre carte non hanno l’opzione di cui parlo di seguito). Io ad esempio uso Curve.

Per cambiare la valuta di un addebito ricorrente andate qui, scegliete l’abbonamento in questione, cliccate sul metodo di pagamento e a questo punto dovreste vedere un link con scritto “Vedi le opzioni di conver” (sic). Cliccando su questo link potete quindi scegliere l’opzione “Converti con Mastercard” (o altro circuito, immagino).

Quando si effettua un pagamento in una valuta diversa dall’euro PayPal converte automaticamente l’importo in euro per mostrare subito quanto verrà addebitato. Questa potrebbe sembrare una cosa positiva – ed effettivamente sapere quanto verrà addebitato è comodo – tuttavia PayPal per questo “servizio” applica delle commissioni che sono tutt’altro che trascurabili, soprattutto per acquisti di importi elevati.

Nel momento in cui viene effettuata la singola transazione è possibile rinunciare alla conversione di PayPal e lasciare che sia il circuito a effettuare il cambio.

Il cambio del circuito (quindi Mastercard, VISA, Amex e così via…) è generalmente più conveniente, tuttavia in questo modo non sarà possibile sapere quale sarà l’importo esatto che verrà addebitato, perché saranno necessari alcuni giorni per la contabilizzazione del movimento.

L’impostazione per utilizzare sempre la conversione del circuito (senza doversene quindi ricordare ad ogni pagamento) è ben nascosta sul sito di PayPal. Per trovarla bisogna andare in: Impostazioni Pagamenti > Gestisci i pagamenti automatici > Imposta i tuoi metodi di pagamento > Opzioni di conversione. Qui selezionate Addebito nella valuta indicata sulla fattura commerciale del venditore e fate invia.

Purtroppo, oltre alle commissioni di PayPal, spesso anche la banca applica una percentuale aggiuntiva sulle transazioni in valuta, soprattutto se effettuate con carta di credito (nel caso di American Express arriviamo addirittura al 2,5%).

Per ottimizzare anche sotto questo punto di vista potete quindi usare carte come Curve (qui ne parlo nel dettaglio) o Revolut che non applicano commissioni (in settimana).

Curve Card – Una carta per domarle tutte

AGGIORNAMENTO (20/03/2019): leggete questo articolo che è più aggiornato.

Curve Card è un’innovativa carta di pagamento che permette di associare ad essa diverse carte di credito/debito e di utilizzarle per pagare anche senza averle fisicamente con sé.

Dopo aver verificato le varie carte tramite l’app, al momento di pagare sarà possibile scegliere su quale carta addebitare la spesa (personale/aziendale, ad esempio). Se ci si dovesse sbagliare Curve ha introdotto da qualche mese la possibilità di “spostare” l’addebito da una carta all’altra retroattivamente.

Il bello è quindi che se avete svariate carte nel portafoglio (bancomat, prepagata, carta personale, bancomat e carta aziendale…) potete “consolidarle” tutte tramite Curve e andare in giro solo con quella, così quando ci sono problemi non potete pagare! Scherzi a parte, un backup vale la pena averlo sempre, perché da quello che ho visto un outage al mese non se lo fanno mai mancare. Come backup potrebbe andare bene anche Google Pay, secondo me.

Tra i principali vantaggi di Curve ricordiamo:

  • è totalmente gratis, sia la carta sia la spedizione
  • permette di prelevare con la carta di credito gratuitamente fino a 200 € al mese in Italia. Il circuito al posto che vedere un prelievo vede una normale transazione, e quindi non addebita le commissioni di anticipo contante. Da qualche mese passano l’MCC alla banca che potrebbe quindi addebitare le commissioni di anticipo contante.
  • le spese in valuta hanno una maggiorazione dell’1%, mentre per prelevare in valuta c’è un ulteriore costo di 2 € a prelievo. Più che onesto direi. Da qualche mese non ci sono più commissioni di cambio valuta per tutti fino a 500 € al mese, dal lunedì al venerdì.
  • è CHIP&PIN
  • dà fino a un massimo del 5% di cashback (per ora in Italia sono tutti negozi inutil, che io sappia c’è solo GAP)
  • permette di spostare un addebito su un’altra carta entro 14 giorni

Al momento Curve supporta VISA e Mastercard. Qualche mese fa supportava anche American Express ma ora non più, sfortunatamente. Ma a quanto pare sono in corso trattative per supportare nuovamente anche con Amex.

Potete scaricarla dal Play Store o dall’App Store (5 £ in omaggio se usate il mio codice UAT95).

Come salvare i valori di temperatura e umidità rilevati da Nest

Nell’ambito della domotica – e in particolare dei termostati smart – il termostato Nest è sicuramente uno dei dispositivi più conosciuti. Al momento siamo arrivati alla terza generazione e Nest Labs – di proprietà di Google – ha da poco lanciato un nuovo modello “economico”, il Nest Thermostat E oltre a un sacco di altri dispositivi per la telesorveglianza.

Sfortunatamente, nonstante la prima generazione di Nest sia uscita ben 6 anni fa, ad oggi non è ancora possibile salvare i valori rilevati dal termostato per farsi un’idea dell’andamento della temperatura e dell’umidità nell’abitazione. Questo è un peccato, perché comunque quei dati vengono rilevati costantemente, solo non vengono salvati.

Guardando in rete anni fa mi sono imbattuto in questo blog – che ringrazio – che spiega come fare precisamente questo: loggare e salvare tutte le rilevazioni di Nest.

Tuttavia, visto che l’articolo originario ormai ha due anni e mezzo e richiede qualche modifica dello script (oltre ad essere in inglese), ho deciso di pubblicare una guida passo passo aggiornata e in italiano.

Alternativamente, se volete uno strumento ad hoc per segnare la temperatura (niente umidità purtroppo) e non avete voglia di smanettare potete acquistare un ThermoPeanut a 30 € su Amazon che funziona benissimo e pemette di esportare tutti i dati.

Purtroppo Sen.se, l’azienda che produceva il ThermoPeanut, è fallita. Nessuno dei miei dispositivi uploadda più i dati, hanno cancellato tutte le pagine social e non rispondono più alle mail.

Prerequisiti

  • un account Google (i dati verranno loggati su Google Sheet)
  • un account Nest ovviamente
  • un account di OpenWeatherMap (per sapere la temperatura esterna)

Come loggare i valori rilevati dal termostato Nest

  1. andate su Drive e create un nuovo “Foglio Google” (NUOVO > Fogli Google);
  2. nella prima riga del nuovo foglio scrivete una valore per ogni casella: Data, Target, T Interna, T esterna, Umidità, Riscaldamento, Away (questo passaggio è opzionale);
  3. segnatevi la stringa di caratteri tra /d/ e /edit nell’indirizzo del foglio (se l’URL è https://docs.google.com/spreadsheets/d/1cJoZRwzGY_c12vbyCAHNhPzB_vLidsTiK3V0TTjb21w/edit#gid=0 voi vi segnate 1cJoZRwzGY_c12vbyCAHNhPzB_vLidsTiK3V0TTjb21w);
  4. vi loggate su OpenWeatherMap, create una nuova API key e vi segnate anche questo valore (l’API key è una stringa alfanumerica di 32 caratteri);
  5. cercate la vostra città su OpenWeatherMap e vi segnate la stringa di numeri dopo /city/ nell’URL (per Roma ad esempio è 3169070).

Ok, buona parte del lavoro l’avete già fatto. Adesso dobbiamo mettere insieme lo script. Copiate il codice che trovate a fine articolo, quindi:

  1. aprite il foglio di Google Sheet creato al precedente punto 1 e cliccate su Strumenti > Editor di script;
  2. incollate il codice dello script appena copiato e modificate le prime righe sostituendo ai campi in MAIUSCOLO i valori corrispondenti (lasciando gli apostrofi all’inizio e alla fine);
  3. File > Salva
  4. Pubblica > Distribuisci come applicazione web
    Esegui l ‘applicazione come > Io ([email protected])
    Chi accede all’applicazione > Chiunque, inclusi utenti anonimi
    Implementa > OKVerificate che lo script funzioni correttamente cliccando su Esegui > doGet e andando a verificare nel foglio di Google Sheet se sono comparsi dei valori.
  5. Come ultimo passaggio impostiamo l’intervallo col quale vogliamo segnare i dati cliccando su Modifica > Trigger del progetto corrente > Aggiungi un nuovo trigger usando questi valori:
    Esegui = getData; Eventi = Basato su tempo – Timer minuti – Ogni 15 minuti e salvate.

Se avete fatto tutto correttamente ogni 15 minuti lo script loggerà i valori di temperatura, umidità e lo stato del termostato (caldaia ON/OFF, Away/Home) su una nuova riga del foglio di Google Sheet. Come intervallo potete anche mettere di più o di meno di 15 minuti, tuttavia non consiglio di scendere troppo.

Codice dello script

function doGet() {
var email = ‘MAILDELLACCOUNTNEST‘; //inserite qui la mail che usate per loggarvi su Nest
var password = ‘PASSWORDNEST‘; //inserite qui la password che usate per loggarvi su Nest
var sheetid = ‘STRINGAGOOGLESHEET‘; //inserite qui la stringa che vi siete segnati al precedente punto 3
var apikey = ‘APIKEY‘; //inserite qui la stringa che vi siete segnati al precedente punto 4
var city = ‘IDCITTAMETEO‘; //inserite qui la stringa che vi siete segnati al precedente punto 5

var login_auth = performLogin(email,password);

var headers = {
“Authorization” : ‘Basic ‘+login_auth[‘access_token’],
“X-nl-user-id” : login_auth[‘userid’],
“X-nl-protocol-version” : ‘1’,
‘Accept-Language’: ‘en-us’,
‘Connection’ : ‘keep-alive’,
‘Accept’ : ‘*/*’,
};

var options = {
‘headers’ : headers
};

var request=UrlFetchApp.fetch(login_auth[‘urls’][‘transport_url’]+’/v2/mobile/user.’+login_auth[‘userid’], options);
var result=JSON.parse(request.getContentText());

var structure_id = result[‘user’][login_auth[‘userid’]][‘structures’][0].split(‘.’)[1]
var device_id = result[‘structure’][structure_id][‘devices’][0].split(‘.’)[1]

var current_temp = result[“shared”][device_id][“current_temperature”];
var target_temp = result[“shared”][device_id][“target_temperature”];
var humidity = result[“device”][device_id][“current_humidity”]/100;
var auto_away = result[“shared”][device_id][“auto_away”];
var heater_state = result[“shared”][device_id][“hvac_heater_state”];
var time = new Date();

var wxrequest=UrlFetchApp.fetch(‘http://api.openweathermap.org/data/2.5/weather?id=’ + city + ‘&units=metric&APPID=’ + apikey’);
var wxresult=JSON.parse(wxrequest.getContentText());

var outside_temp = (wxresult[“main”][“temp”]);

var ss = SpreadsheetApp.openById(sheetid);
var sheet = ss.getSheets()[0];

// Appends a new row with 3 columns to the bottom of the
// spreadsheet containing the values in the array
sheet.appendRow( [ time, target_temp, current_temp, outside_temp, humidity, heater_state, auto_away ] );
}

function performLogin(email, password) {
var payload = {
“username” : email,
“password” : password
};

var options = {
“method” : “post”,
“payload” : payload
};

var response = JSON.parse(UrlFetchApp.fetch(‘https://home.nest.com/user/login’, options).getContentText());
if (‘error’ in response) {
throw “Invalid login credentials”;
}
return response
}

function getData(){
var url = ScriptApp.getService().getUrl();
var response = UrlFetchApp.fetch(url);
}

Agevolazioni per disabili – IVA al 4%

Dopo la spesa online e le promozioni a costo zero, vorrei parlare di un’ultima agevolazione che credo possa essere d’aiuto a chi ha una disabilità.

Secondo il Decreto Ministeriale del 14 marzo 1998 chi ha deficit motori, visivi, uditivi o del linguaggio può acquistare apparecchiature che facilitano “la comunicazione interpersonale, l’elaborazione scritta o grafica, il controllo dell’ambiente e l’accesso alla informazione e alla cultura” usufruendo dell’IVA agevolata al 4%.

Avere l’IVA al 4% equivale sostanzialmente ad uno sconto del 15% sugli strumenti di cui sopra. Mica male! Su un cellulare da 400 € – ad esempio – sono 60 € di sconto. Non cambieranno la vita, ma è sempre meglio averli in più che in meno.

Dunque come si fa ad avere l’IVA agevolata? Per quanto riguarda Amazon bisogna inviare i seguenti documenti in PDF a [email protected]:

  • certificato attestante l’invalidità funzionale permanente rilasciato dalla competente ASL (il solito documento che chiedono tutti);
  • prescrizione del medico dell’ASL dalla quale risulti chiaro il collegamento tra il sussidio tecnico/informatico e la disabilità del cliente (io mi immagino qualcosa tipo: “si certifica che acquistare un telefono cellulare faciliterebbe il signor Mario Rossi nella comunicazione interpersonale, in virtù della sua sordità”).

Attenzione a fare l’ordine usando un account con i dati della persona che ha diritto all’agevolazione: “i dati presenti sul certificato (indirizzo compreso) devono coincidere con i dati dell’indirizzo associato alla modalità di pagamento del tuo account Amazon e con quelli di spedizione dell’ordine per cui richiedi il rimborso dell’IVA”.

Una volta che Amazon riceve i documenti e dà il via libera bisogna quindi:

  • effettuare l’ordine
  • contattare Amazon selezionando come argomento “Richiesta fattura” per richiedere la fattura ed il relativo rimborso IVA prima che l’ordine venga spedito, avendo l’accortezza di inserire il proprio codice fiscale in ogni e-mail di richiesta fattura.

Come vedete la procedura non è molto lineare, forse sarebbe meglio che Amazon rendesse il tutto un po’ più semplice.